La Banca Popolare di Sondrio, società cooperativa per azioni, è capogruppo dell'omonimo gruppo bancario, di cui fanno parte anche BPS (SUISSE), Factorit S.p.A. e Pirovano Stelvio S.p.A.. La banca è quotata in Borsa (Codice ISIN IT0000784196).
Storia[]
La banca venne fondata a Sondrio il 4 marzo 1871, una delle prime banche popolari italiane ispirate al movimento popolare cooperativo del credito propugnato in Italia da Luigi Luzzatti.
L'istituzione della banca contribuì a dare avvio allo sviluppo economico della Valtellina: stante le caratteristiche periferiche della economia valtellinese, essa ha sempre goduto di una scarsa concentrazione degli impieghi, distribuiti presso numerosissime famiglie, professionisti, imprese di piccole e qualche impresa di grande dimensione.
L'attività iniziò con due sportelli: presso la sede centrale di Sondrio e presso la filiale di Morbegno. Fra il 1881 ed il 1962 furono aperte in valle altre dodici filiali, passate a 18 entro il 1970.
La banca partecipa nell'azionariato della Banca della Nuova Terra (19,61%)[1].
Fra i numerosi soci della banca vengono ricordati gli economisti Fabio Besta e Ezio Vanoni.
Dati[]
Il capitale sociale della banca, pari a circa 925 milioni di euro, è distribuito fra oltre 179.000 Soci, che in larga parte sono pure clienti. Il patrimonio assomma a circa 1.493 milioni di euro escluso l'utile d'esercizio che al 31 dicembre 2013 è stato di 48.831.672 €[2].
Al 4 febbraio 2011 risultava essere l'ottava banca italiana[3] nella classifica delle 15 banche più capitalizzate quotate sulla borsa italiana.
Al 30 giugno 2014, la banca risultava operativa con un totale di 343 filiali.
Presenza sul territorio[]
La Banca è presente nelle seguenti regioni:
- Lombardia
- Lazio
- Piemonte
- Emilia-Romagna
- Trentino-Alto Adige
- Liguria
- Veneto
- Valle d'Aosta
Note[]
- ↑ Template:Cita web
- ↑ Banca Popolare di Sondrio - Resoconto dell'anno 2013
- ↑ Dati in miliardi di euro, aggiornati al 26 marzo 2010 e forniti da Borsa Italiana SpA. La classifica non tiene conto quindi di alcune grandi banche italiane come BNL e Antonveneta non più quotate perché rilevate da gruppi stranieri e di Mediolanum e UGF, in quanto gruppi comprendenti anche attività assicurative