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L'Università popolare è un'istituzione generalmente privata che giuridicamente si propone come associazione di promozione sociale o di volontariato.

Cenni storici[]

Le università popolari sono istituti che si diffusero a partire dall'800 in tutta l'Europa. I principi ispiratori di tali enti, in tutto il continente, furono quelli di fare avvicinare alla cultura tutti i ceti sociali, specialmente quelli più emarginati (donde appunto il termine popolare che spesso figura nelle denominazioni di tali enti).
In questa azione sociale soprattutto membri del movimento socialista e i sindacalisti, ma in seguito questi principi furono affermati da tutti gli spiriti democratici e liberali.

Sul movimento delle Università popolari esiste una vasta letteratura dalle origini del fenomeno fino ai giorni nostri.[1]

Nel mondo[]

Italia[]

Le Università popolari nacquero in Italia tra il 1900 e 1901 ad opera del Partito Socialista e dei sindacati seguendo gli esempi già attivi nel XIX secolo in Danimarca e Svezia, e sul finire dello stesso secolo in Inghilterra. La diffusione fu rapida in Italia come lo fu contemporaneamente in tutta Europa. Nacquero nelle maggiori città, nelle città di provincia, ma anche in piccoli comuni di tutta Italia (come dimostra la sottostante bibliografia). Alla base di quel movimento vi era l'idea di diffondere l’istruzione tra il popolo per mezzo di conferenze, dibattiti, distribuzione di opuscoli e libri.
Fondamentale fu in tal senso l'apporto della rivista quindicinale L'Università Popolare fondata da Luigi Molinari (1866-1918) a Mantova nel 1901 e trasferita a Milano nel 1906 dove la diresse fino al 1918 attualmente integrata nell'organico dell'Università Popolare degli studi di Milano, accreditata CNUPI e con museo delle origini delle popolare di Milano.

Altrettanto fondamentale fu l'apporto fornito dal linguista e indologo Francesco Lorenzo Pullè (1850-1934), che organizzò a Milano nel 1906 il I Congresso internazionale delle Opere di educazione popolare, a cui partecipò un buon numero delle circa 70 università popolari allora operanti in Italia.
Nel 1908 Pullè partecipò a Parigi al II Congresso internazionale e costituì, insieme alla consorelle europee, la Confederazione Internazionale delle Università Popolari, di cui gli fu affidata la presidenza per i meriti nel frattempo acquisiti.

Le vecchie università popolari ripresero vita nel dopoguerra dopo la caduta del fascismo che le aveva chiuse o inglobate. In seguito sorsero e si svilupparono altre istituzioni culturali che assunsero denominazioni differenti, come ad esempio l'Università della Terza Età Unitre.

Riconoscimento giuridico[]

Le Università popolari sono rappresentante da diverse organizzazioni associative, senza dubbio nel panorama italiano un ruolo fondamentele è svolto dalla CNUPI (Confederazione Nazionale delle Università Popolari Italiane)[2] fondata nel 1982[3], e riconosciuta ente di personalità giuridica privata dal Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica[4], con un apposito decreto del 21 maggio 1991, e l'UNIEDA (Unione Italiana di Educazione degli Adulti) con sede a Roma, che fanno entrambe parte dell'EAEA - European Association for the Education of Adults.
In particolare l'Unieda, fondata nel 1998 come FIPEC, rientra tra le associazioni nazionali di promozione sociale, ai sensi della legge 7 dicembre 2000 n. 383 (Disciplina delle associazioni di promozione sociale).

Diverse università popolari dal 1984 sono qualificate come Istituti di Cultura Generale riconosciuti dal Ministero dei Beni Culturali.

Alcune di esse hanno poi avuto particolari riconoscimenti, ad esempio il 2 giugno 1977 il Presidente della Repubblica conferì all'Università popolare di Trieste il Diploma di 1ª classe con Medaglia d'oro ai Benemeriti della scuola della cultura e dell'arte[5] ,e il 15 dicembre 1992 all'Università popolare di Biella[6]

Attività[]

Nelle Università popolari è possibile studiare una ampia gamma di materie, dal latino alla psicologia, dall'inglese al disegno. Esse sono rivolte prevalentemente alla popolazione adulta.

In Italia la più grande università popolare è l'Università Popolare di Roma (Upter): nata nel 1987 ha raggiunto i 30.000 iscritti nel 2006. Oltre ai corsi, organizza viaggi, visite culturali, concerti e altre attività culturali e sportive che promuovono socialità e formazione.

Di un certo rilievo è anche l'Università Popolare di Milano, facente parte della CNUPI nonché molto attiva per partecipazioni ed eventi accademici. Essa ha anche istituito il Museo milanese dell'Università popolare di Milano/degli studi di Milano. Attualmente l' Università Popolare di Milano è l'unica autorizzata dal MIUR per il rilascio di titoli con valore legale nel territorio italiano.

Validità legale dei titoli rilasciati[]

Le università popolari rilasciano titoli validi ai sensi di legge solo in caso di riconoscimento ai sensi delle specifiche normative nazionali e regionali, basando la loro attività non solo sulla divulgazione del sapere, ma svolgendo anche un'attività "parallela" a quella delle Università statali.

L'Università Popolare degli Studi di Milano è stata decretata dal MIUR con pubblicazione in gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana per il rilascio di Lauree con Valore Legale nel territorio Italiano. È l'unica università popolare che esercita con decreto autorizzativo emanato dal Miur.

Diverse università popolari sono accreditate, come enti di formazione, presso la Regione di appartenenza o presso il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. In tal caso, sono abilitate a organizzare e gestire specifici corsi valutati anche come Credito formativo universitario (CFU) ovvero corsi con il rilascio di un Attestato finale valutabile nei casi previsti dalla legge.

Note[]

Voci correlate[]

Collegamenti esterni[]

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